domenica 27 settembre 2015

Leggimi un libro, bandito. Leggimi un libro bandito.

Quando si hanno figli piccoli in un paese lontano, ci sono solitamente due possibilità: l'abbraccio culturale del nuovo paese e la full immersion, o il castello casalingo con ponte levatoio che lascia il paese straniero fuori dalle mura domestiche, elette a roccaforte del paese di origine.

Io sono sempre più confusa sul da farsi, quindi mescolo un po' di questo e un po' di quello, sperando che il bene prevalga nonostante le mie decisioni.

Poca confusione invece per quanto riguarda i libri da presentare ai miei piccoli da leggere.

Tutti.

In qualsiasi lingua.

Su qualsiasi tema.

The more, the merrier.

È quindi evidente che appena vedo libri al bando, ne corro alla ricerca per presentarli ai miei due lettori.

Il sindaco di Venezia è stato un gran consigliere, in quanto l'elenco di libri messi al bando da lui io da sola non sarei mai riuscita a trovarlo!

Grazie Sindaco!

In particolare la serie di Piccolo Uovo.

In famiglia, fin dai primi mesi dei bambini, siamo sempre stati grandi fan di Altan e della Pimpa, quindi il passo verso Piccolo Uovo è stato semplice.

Piccolo Uovo è un ovulo (così immagino) che guarda al futuro e cerca di carpirne la sua identità, osservando quello che lo circonda.

Vede che ci sono cose che fanno le mamme, cose che fanno i papà, cose che in realtà possono fare entrambi.

In un altro libro si chiede se è importante essere ricchi o poveri, in un altro ancora se avere una disabilità può davvero comportare una differente abilità.

Sono libri bellissimi perché non danno risposte, ma pongono tanti quesiti, da discutere in famiglia, per educare ciascuno i propri figli come vuole, ma comunque al rispetto e al senso critico.

Li trovate nelle migliori librerie, su www.amazon.it e su www.ibs.it.

Buona lettura!




sabato 19 settembre 2015

Toglietemi tutto, ma non il lattosio.

No, il glutine nemmeno...

Ho male a un piede.
Come dice il mio Luca: "A mia mamma sta crescendo un osso nel piede".

E infatti.
Spina calcaneare.
Dunque fascite plantare.

Le cause?
Infinite.
Io ce le ho tutte.

Senza contare poi che, per completare il quadro clinico, a 30 anni ho deciso di distruggermi i tendini di Achille facendo la sportiva e correndo 7 km a sera sull'asfalto e poi facendo la pugile e saltellando per un'ora sugli stessi tendini martoriati.

Ora zoppetto.

Qui negli USA mi hanno fatto il regalo di un bel ciclo doloroso di corticosteroidi e poi sono passati subito all'offerta del bisturi.
Non è una lamentela: anche in Italia al tempo di Achille, dopo poche terapie conservative, l'alternativa era stata immediatamente il taglio netto.

E io i tendini non me li faccio tagliare.
Solo l'idea mi sembra da film horror.

Allora mi sono ricordata che al paesello c'era un medico super alternativo, i cui consigli già in passato mi avevano salvato da un taglio netto alle mani (chiaramente proprio quando erano appena nati i gemelli).

Le visite dai dottori alternativi a me fanno subito venire i lacrimoni e mi sembra di stare da un mago che ha la sua vita nelle mie mani e che immancabilmente mi salverà con la sua bacchetta magica.
Questa volta ho dignitosamente represso la commozione.

La visita è stata lunghissima,

Mi sono stati elencati i miei vizi e le virtù sono scomparse dall'orizzonte.

A me, povera tapina, è stato tolto in definitiva l'elisir della vita.

Poiché sembra che il piede mi faccia male per una serie di squilibri gastro-emotivo-esistenziali (e nemmeno metto in discussione il tutto: non ci sono dubbi, ha ragione lui), mi sono stati tolti latticini, zucchero e farina raffinati.

Ora, dello zucchero bianco poco mi importa, non ne sono mai stata una fanatica, preferendo senza dubbi la versione mascobado equa e solidale; togliermi la farina di grano: chessarammai! Con tutte le farine che circolano anche nei più infimi supermercati, resisterò!

Ma il latte.
Il latte no.

La mia è una vera lattosiodipendenza.
Se la sera a casa il latte scarseggia, il Colombiano deve uscire d'urgenza e correre dal vicino per procurarmi il gallone bianco.

Bianco.
Come le nuvole, come i sogni, come la panna montata e la schiuma del bagno.
Puro.
Come l'amore di una mamma, come un abbraccio serale e mattutino, come un...

Va bene, puro no.
Lo so che ci sono migliaia di antibiotici, medicinali dati alle mucche e chi più ne ha più ne mette e finisce tutto proprio nel cartone del latte che ho in frigo.
Ma io speravo che comprare il latte biologico fosse abbastanza...

Invece no.

Sembra che l'assenza di glutine e lattosio mi porterà a un futuro di leggerezza, equilibrio e stabilità.

Io, che sono molto ubbidiente, li ho tolti.

L'esperienza farine alternative (e anche paste alternative) non è stata terribile.
Più o meno si riesce a sostituire tutto in cucina e si riesce a preparare dalla besciamella alle crespelle, senza grandi traumi.

Anche la sostituzione del latte con latte di riso o mandorle per cucinare non è stato impossibile.

Ma la mattina.
La colazione.
È un dramma.

Il latte di riso in Italia è relativamente piacevole.
Non come il latte, ma comunque facilmente abbinabile a un caffè, o come bevanda a sé.

Qui è acquetta...
Per ora resisto.
Faccio da brava.
Ubbidisco.

In realtà un paio di chili li ho persi, anche le forze sono più di prima.

Magari poi smetterò pure di zoppicare.

Whole Foods sicuramente si farà ricco alle mie spalle...

Per chi come me, deve rinunciare ai piaceri del dono bovino e dell'oro del grano, eccovi alcuni link a ricette per noi alieni.

Una cucina tutta per sé
Il mondo di ortolandia
Diversamente latte


venerdì 18 settembre 2015

Italy in a day. Dall'altra parte di un grande oceano.

Due anni fa Enrica e io ci stavamo preparando.
15 minuti non erano tanti, anzi troppo pochi, per raccontare tutto.
Ci eravamo organizzate: avremo discusso se essere italiani dipendesse dal cuore, dai ricordi, dalla lingua, dai documenti...
Un piano perfetto.
Chiaramente non eravamo d'accordo.
E questo rendeva il progetto ancora più vero.

Poi però la giornata che avevamo deciso di raccontare l'abbiamo invece vissuta e si sa, la vita ha sempre la meglio.

Oggi finalmente l'ho fatto vedere agli alunni, Italy in a day.

Abbiamo pianto, riso, sorriso e ci siamo indignati in tutte le classi.

Ma soprattutto per un"ora e ventidue minuti siamo stati dall'altra parte dell'oceano, in un paese che vive ogni secondo della sua giornata amando, sperando, infuriandosi, crescendo i figli e dicendo addio a chi se ne va. Abbiamo sentito il caldo del forno in cui cuoceva il pane, il profumo al borotalco dei capelli dei bambini, abbiamo anche noi cercato mail di risposta su uno schermo e ascoltato il rumore delle onde che si infrangevano contro gli scogli della costa italiana. Abbiamo anche visto un astronauta che un anno fa avevamo incontrato davvero.

Siamo stati orgogliosi, insieme, di un medico che gira il mondo per salvare vite umane per dare valore alla sua, di vita.

Non ero più io l"italiana.

Per un'ora e ventidue minuti eravamo tutti italiani. In cucina. A Modena. Davanti all"Etna a guardare il fumo dal terrazzo.
A gettarci dall'alto con un paracadute.

E ci batteva a tutti il cuore dalle emozioni e dalla vita.

Ci sentivamo tutti un po' nostalgici di un tempo e di uno spazio in cui essere tutti un po' più veri, un po' più noi.

Tutti italiani.


venerdì 11 settembre 2015

Sexismi del genere

Essere genitori è un po' come avere firmato un assegno in bianco, che si moltiplica e tutti cercano di riscuotere.
Non sai mai da dove arriverà il prossimo che vorrà qualcosa da te, per il bene dei tuoi bambini.
E chiaramente tutti, ma proprio tutti, sanno esattamente quello che ti serve.

Al via gli elenchi di consigli su come crescere i tuoi figli, correggendo chiaramente tutti gli errori che invece tu staresti facendo.

La rete ha tolto tutte le protezioni da elementi di questo tipo: non ci sono porte da non aprire, telefoni da staccare.
Solo una tempesta di informazioni.

Dove ti giri, ti giri, qualcuno è sempre lì a dirti cosa fare.

Due spot hanno attirato la mia attenzione.

Il primo promuove un prodotto che secondo la casa produttrice dovrebbe facilitare il mestiere di mamma, rispettando le differenze anatomiche di maschi e femmine.
Ora, non so voi, ma la prima cosa che ho imparato da mamma è che se il tuo bambino usa un pannolino, è meglio essere pronti a tutte le evenienze: le fuoriuscite ci saranno a destra, a sinistra, davanti, dietro, ma soprattutto nei luoghi meno appropriati e sugli abitini più delicati.

Questa ditta invece, sostiene che i maschietti bagnano solo davanti, le femminucce solo sotto.
A ognuno le sue fisse.

Sostiene anche però, che le bambine pensino a farsi belle e a farsi correre dietro, mentre i bambini pensano solo a fare gol e a pilotare gli aeroplani.

Quando i miei piccoli giocavano a calcio, una delle loro compagne di squadra era una bambina.
Pure brava!
Veloce come il vento.

Non so, ma se fossi la mamma di una signorina mi piacerebbe che il mondo le dicesse che può fare quello che vuole, giocare a calcio, pilotare un aereo, magari pure dopo essersi fatta bella, se proprio le fa piacere.


Altri vanno ben oltre il dire ai maschietti e alle femminucce cosa la società si aspetta da loro.
Preferiscono dire loro cosa sono, qual'è il loro orientamento sessuale, o magari addirittura che il sesso non esiste.

Questo mi sembra molto più pericoloso, anche se sullo stesso stile dei pannolini anatomici per lui e per lei.

Oltre a essere un video malfatto, presenta dei chiari segni di manie di controllo e di lavaggio del cervello.

Tanto da causare disturbi psicosomatici al bambino!

Un po' mi sono stufata di sentir parlare di teorie gender inesistenti.

E sono altamente preoccupata dell'ignoranza di questi gruppi di genitori, che anziché parlare apertamente con i figli, lasciare aperte le porte dell'accoglienza e dell'accettazione, dicono che esistono solo maschi e femmine, la famiglia cristiana, il sesso procreativo e l'astinenza psicotica .

Guardino, cari signori, che se il bambino lo crescono senza che acquisti consapevolezza di quello che è, poi magari lo perdono nell'adolescenza. Magari non cambia sesso, magari cresce proprio come loro lo vogliono: casa, chiesa, moglie o marito e figli. Poi magari però, se si libera della repressione infantile, a 50 anni scopre di preferire le fragole ai mirtilli, molla coniuge e figli e parte per Casablanca.

E questo se tutto va bene.

Sennò magari lorsignori si ritroveranno ad avere pesi ben più grandi sulla coscienza.

È che il mondo, cari signori, non è cambiato.

Di uomini che amano donne, che amano uomini, che capiscono solo con il tempo chi sono e finiscono per amare qualcun altro, ne è piena la storia.

Migliaia di anni fa non c'era nessuna teoria gender, cari signori.

Ma gli esseri umani c'erano, e si comportavano proprio come ora.

Cercavano la felicità.

Magari potreste riuscirci anche voi, se non fosse tanto impegnati a proteggere noi dai vostri demoni.



martedì 1 settembre 2015

Le canzoni tormentone

Sto preparando con i miei alunni un progetto sulla canzone italiana.

Per il diario quotidiano guardano un video musicale e poi mi dicono cosa ne pensano e a cosa li fa pensare.

Nella mia classe pensiamo molto.

Comunque sia il risultato è che passo le serate con in testa il tormentone del refrain della canzone del giorno.
Di pensare ad altro non c'è rischio.

A casa mia si è sempre canticchiato molto.

Da adolescente cantavo e ballavo davanti allo specchio nell'intimità della mia cameretta (dai, che lo avete fatto tutti!) per ore: era molto meglio che andare in palestra.

Canticchiavo anche se mi toccava passare in qualche strada buia tornando la sera.
Il buio non mi è mai piaciuto e farmi coraggio parlando da sola non mi avrebbe fatto stare molto meglio.

Poi da grande c'è stata la fase ipnosi neonatale, durante la quale io e il Colombiano cantavamo canzoni di tutti i tipi ai nostri piccoli per farli addormentare.

Quelle preferite da Matteo erano quelle che mi inventavo io, dopo aver esaurito il repertorio colombo-messicano, Il caffè della Peppina, 44 gatti, En la feria di San Josè e Alla fiera dell'est...

A quel punto le nenie prendevano le strade più impreviste, con tonalità (s-tonalità piuttosto...) che però a lui sembravano piacere molto.

Dopo due secondi erano stecchiti tutti e due.

Spesso pure io.

Ora i tormentoni sono diversi.
Si canta soprattutto in macchina, perché si può dar libero sfogo alle nostre corde vocali impazzite, senza che nessuno se ne accorga.

Finestrini sigillati ermeticamente.

I miei eroi al momento prediligono:
Everything is awesome 
I like to move it
Do you want to make a snowman 

L'anno scorso Luca ha canticchiato per la prima volta una canzone sconosciuta, poco prima di addormentarsi.
Parlava di un drago e mi è piaciuta subito moltissimo, quindi gli ho chiesto che canzone fosse.

Puff, the Magic Dragon.

Il giorno dopo ho subito comprato l'mp3, il libro e pure la scatoletta con il drago che esce dopo il solito refrain e ci fa ridere.

Così la potevamo cantare tutti insieme.

In realtà, pare che PUFF, (in italiano sbuffo, buffata, sbuffata), non si riferisse proprio a delle belle e sane boccate d'aria, quanto piuttosto a delle boccate di fumo.
Di draghi e di fuoco d'altronde si parlava!

Che mio figlio di 4 anni si fosse tanto affezionato a un'ode alle canne onestamente mi ha fatto ridere. (Rincuoro i benpensanti: gli autori negli anni '70 avevano rinnegato qualsiasi legame con sostanze stupefacenti come sfondo della canzone).

La canzone che però possiamo davvero considerare la colonna sonora di casa nostra è un'altra.

Quest'estate, sotto il solleone di luglio, su una spiaggia assolata di Alghero, i miei piccoli eroi avevano come sempre fatto a cazzotti e Matteo era tutto una lacrima.
Per consolarlo, l'ho preso fra le braccia e gli ho chiesto:
"Ti canto una canzone?"
"Sì."
"Vuoi che ti canti Puff?"
"No."

Poi mi ha sussurrato all'orecchio cosa gli avrebbe dato un po' di sollievo.

E io ho cominciato a cantare...

"Jingle bells, jingle beeeeells, jingle all the wayyyyyyyyy...".

Mi ha abbracciato e si è addormentato.

Have a merry one, people!