domenica 10 maggio 2015

Auguri, mamma!

È arrivato uno dei miei giorni preferiti dell'anno.

I miei bambini si preparano, si alleano con il papà per scrivere bigliettini pieni di amore, offrirmi profumi e poesie e portarmi fuori a colazione (o pranzo, o cena, un po' come capita).

Una gioia per loro, che fanno una sorpresa alla mamma, una gioia per me, che ricordo il momento in cui per la prima volta ho detto all'infermiera dell'ospedale che ero "Luca and Matteo's mom".
In quell'istante un'ondata di emozioni mi ha travolto e ho capito che davvero ero diventata una mamma.
Per mesi avevo solo giocato ad esserlo.
Alla mia età una gravidanza era piena di rischi, per la mia salute, quella dei bambini, la loro stessa esistenza era a rischio ogni istante.
Così avevamo deciso di giocare a fare i genitori per nove mesi, sperando di poterlo essere anche negli anni a venire.

Dire che ero diventata la mamma di Luca e Matteo mi ha riempito di gioia, ma anche di perplessità.
Riconoscevo tutte le difficoltà di quel ruolo, ne studiavo tutti i limiti e tutti gli orizzonti.
E ancora ora, sono ben lontana dall'aver imparato.

La giornata di oggi è stata marcata da un'ombra, due, mille.

Un figlio oggi non starà con sua madre.

Ho vissuto quella paura da quando sono nati i miei figli. So che è un dolore a cui non sopravviverei. O forse sì, si sopravvive a tutto in fondo.

Una madre è stata poco accorta, ha pensato che nessuno scoprisse cosa succedeva fra le pareti domestiche, che nessuno se ne sarebbe interessato.
Ma il figlio ha avuto fiducia negli altri adulti della sua vita.
E oggi una madre ha passato questa giornata senza di lui.
Per quanto difficile sia vivere insieme, per quanto esistano abusi, violenze, disturbi mentali, il distacco da un figlio deve essere un dolore insopportabile, lacerante. Così come per un figlio il distacco dalla madre.
Su questo contava lei. Sulla dipendenza reciproca che non spezza il legame dell'abuso.

Un'altra madre non starà con suo figlio oggi. Glielo hanno ucciso, per una violenza profonda e inspiegabile, che divide famiglie che abitano lo stesso territorio.
Senza una guerra, senza disastri naturali.
Per vendette ataviche che ancora portano morte e strappano giovani vite dalle loro madri, nel cuore di una Sardegna ricca di cultura e tradizioni, in cui qualcuno decide di rispettare dei riti che la riportano indietro nel tempo di millenni, anziché verso il futuro.

Un'amica ha condiviso oggi un post, in cui si discuteva se festeggiare o no una festa che celebra la donna come madre, quando la donna è molto di più; se è ancora appropriato che il ruolo della madre, e non di un genitore, lontano da ruoli tradizionali, debba essere considerato speciale, in un mondo in cui le famiglie hanno due madri, o due padri, o solo un genitore, o nessuno; ci si chiedeva in questo post, tutti insieme, non in una baruffa gender o non gender, femministe contro le altre, ma come donne, o uomini, o esseri umani in un mondo che cambia e che rispetta, se non sarebbe meglio avere piuttosto una festa del genitore o invece un diverso approccio all'idea di maternità legata al quotidiano, non a un giorno di maggio con fiori e cioccolatini.
Mi piace che si discuta, che si metta tutto in discussione per creare un mondo diverso, con valori nuovi che diano luce all'umanità in ciascuno di noi.

Penso però a quanto è stato difficile per me diventare madre, per molte delle donne che conosco, penso a chi non ha potuto realizzare il suo sogno. Ma anche a chi vive la maternità con tutte le difficoltà che comporta: i compromessi per il lavoro, per la propria identità, per la sopravvivenza, spesso solo per riuscire a tenere i propri figli con sé, per crescerli felici o almeno limitando i danni.

Il dolore del fallimento fa parte di ognuno di noi, ma anche la gioia di farcela, quando ce la si fa. E credo che questa festa sia una scusa, per riunirsi con i propri figli, a festeggiare che nonostante le difficoltà si continua a vivere , a volersi bene e a ringraziarsi di essere insieme e a farsi promesse per costruire un mondo più giusto per tutti. Come mamma.

Giovedì andrò a scuola con Luca e Matteo per la festa dei genitori. Mi prepareranno e mi serviranno la colazione. Per ringraziarmi di tutto quello che faccio per loro. E ci sarà anche Juan, perché è il papà. E ci saranno i papà, le mamme, gli adulti della vita degli altri bambini, a cui i loro piccoli offriranno la colazione.

E sarà una bella festa per tutti.

Un mondo migliore.


Nessun commento:

Posta un commento