domenica 8 marzo 2015

Le mamme-propaganda


Adoro le mamme blogger.

E quelle che fanno i video su YouTube per insegnarti a usare un passeggino, a montare un seggiolino per auto, o le contorsioniste che ti insegnano a usare il Moby o le fascie portabébé all'africana, e come giocoliere affannate fanno volare i loro bambini davanti, dietro, su un fianco, sudando, per mostrarti che non devi avere paura a fare la mamma, che è tutto semplicissimo.

Amo le mamme scrittrici, quelle che scrivono libri utili, consolatori, tristi, allegri.

Quelle che sono mamme e felici di esserlo.

Quelle che ancora si chiedono quale valanga le abbia travolte e come riuscire ad arrivare al giorno dopo.

Una certa mamma blogger però mi fastidia.

Molto.

MOLTISSIMO.

E probabilmente non è nemmeno sola, sicuramente la seguono in tanti/e.

Magari è anche la più ammirata dell'universo e ha un conto in banca che piange meno del mio.

Ero incerta se scrivere o no di lei, perché proprio vorrei evitare di farle pubblicità in qualsiasi modo.

Ma poi mi sono chiesta: sarà l'unica??
Ci saranno altre mamme che usano internet per pubblicizzare sottomissione e disciminazione?

Per quanto riguarda la sua sottomissione, mi preoccupo e non mi proccupo.
Vuoi sottometterti?
Fai pure.
È proprio la pubblicità e il metterlo online che mi preoccupa.

Perché io, appena sono nati i miei bambini ma anche ora, nei momenti di sconforto o quando semplicemente ho bisogno di conferme, guardo un po' qua e un po' là cosa dicono le altre, quali sono i canoni vigenti su come una mamma-donna-moglie moderna deve comportarsi.
Salvo chiaramente non seguire poi nemmeno le regole da me stessa riconosciute come valide...

Insomma, io comunque cerco, mi confronto, leggo e ascolto.
E ci sono alcuni momenti in cui, a seconda di quello che leggo, mi metto in discussione.
Magari sbaglio. Magari devo cambiare tutto. Magari veramente il modo di pensare di questa mamma è quello giusto e io sono un fallimento.
Momenti di debolezza e pessimismo che penso abbiano tutte.

Ho preso le distanze da una religione in cui mi rispecchio solo in momenti di poca lucidità e i cui ideali condivido solo quando si parla di tolleranza e di accoglienza dell'altro...
Quindi praticamente mai in questo momento storico.

Questa signora, sfacciatamente cattolica, non ha fatto che allontanarmi di più da un mondo retrogrado che sfortunatamente anziché progredire, sembra voler tornare a delle origini buie e medievali.

Sottomessa? Ma sottomessa a chi? A mio marito? Ai miei figli in quanto uomini?

Ragioniamo.

Non nascondo che probabilmente Il colombiano spesso e volentieri sogni una donna docile, sorridente, accudente, che si occupi della casa, dei panni, dei piatti, di riempirli, lavarli, riporli.

Credo anche però che apprezzi il doppio salario a scadenze regolari, soprattutto quando si avvicinano le scadenze, la responsabilità condivisa e una donna che nei momenti di crisi prende in mano la situazione e da pirata coraggiosa salva il salvabile.

Certo che sarà anche orgoglioso di sè, quando il salvabile lo salva lui e corre in mio soccorso come un guerriero sul suo cavallo bianco.

Penso anche che, nelle serate in cui si occupa lui dei bambini aspettando il rientro dal mio secondo lavoro, sia orgoglioso di mostrare ai suoi figli che è capace anche lui di cucinare, riordinare (... vabbé, è che oggi sono di buon umore...), fare il bagnetto e leggere le storie della buona notte.

Chi può desiderare un compagno o una compagna sottomesso/a? Sarebbe come avere per partner un mulo da soma, ma nemmeno, un'amoeba, una gelatina... Quale persona, in piena salute fisica o mentale potrebbe pensare a una persona sottomessa come compagna di vita?

Infatti, dicono i critici a cui libro e blog della signora sono piaciuti, lei era ironica.
Il titolo sarà ironico, il contenuto sarà scritto in stile leggero-brillante (onestamente a tratti io ho sorriso...), ma il titolo e le idee medievali restano.

Io lo definirei un libro talebano. I Sentinelli di Milano lo hanno classificato come terrorista.
Come non essere d'accordo?

Quando i princìpi su cui si basa una famiglia, un matrimonio sono l'accudimento dell'ovviamente inetto sposo e la trasformazione in tappetino lacero della moglie, in un paese dove la violenza sulle donne ha dimensioni tali da essere diventato un crimine a sè e per giunta in grande aumento.

Perché l'idea della sottomissione, che questa cara signora usa con ironia, non ha proprio niente di ironico. È costantemente presente nella mente malata di tutti quegli uomini che non essendo capaci di tenere testa a una donna che possa avere le sue idee, una maniera diversa da loro di vivere la vita, decidono di sottometterla. O sottomessa o morta, cara signora Miriano, è così che in molti vogliono la donna.
Capirà dunque che almeno io non apprezzi il suo umorismo.
E non solo io, ma tutti quelli che in una donna vedono ben più della metà di qualcun altro o della madre degli uomini futuri.

Terrorismo, cara signora, questo è quello che fa lei, e nella sua tela di ragno fa cadere le donzelle ingenue che credono alle sue facili battute sulla vita quotidiana.

Breve elenco delle espressioni da lei usate che dovrebbe seriamente riconsiderare:
(dal suo blog sfortunatamente accessibile anche a chi il libro non o compra)

"Anche noi quindi dobbiamo uscire dalla logica del potere, capovolgerla completamente. Innanzitutto perché la sottomissione non viene dal deprezzamento, non la si sceglie perché si pensa di non valere. E poi perché è il frutto della scelta della donna è il fatto che l’uomo sarà pronto a morire per lei."

Ma a lei glielo fanno vedere il telegiornale di tanto in tanto?
Ce lo dà il numero di quelli che morirebbero per una donna?
Di solito si vedono quelli che la fanno fuori.


"Quanto ai ruoli e ai rapporti di forza tra i sessi devo a malincuore ammettere una cosa. Essere donna mi ha procurato solo vantaggi: ignoro se la mia auto possegga una ruota di scorta, ed eventualmente dove si nasconda, la subdola. Non ho la minima idea di come, attraverso quali misteriose vie la mia casa venga rifornita di energia elettrica, calore, gas. Posso guardare Sex and the city e trascorrere svariati minuti a scegliere uno smalto senza perdere il mio prestigio, perché la mia frivolezza è ormai socialmente ammessa. Ho avuto il privilegio incommensurabile di ospitare e sentir muovere quattro bambini nella pancia, anche se, lo ammetto, nei momenti di farli uscire l’aspetto del privilegio non mi è sembrato il più evidente.
Non ho mai subito discriminazioni di genere. Al lavoro capita di non essere apprezzati e valorizzati, ma capita agli uomini e alle donne. E la riuscita professionale è determinante per l’identità di un uomo. Conosco molti, moltissimi uomini demoralizzati, a volte depressi per come vanno le cose nel mondo del lavoro, per la prepotenza, la mancanza diffusa di meritocrazia e professionalità."
Lei non ha mai subito discriminazioni di genere QUINDI queste non esistono.
Un tantinino autoreferenziale no?
"La sottomissione alla quale mi hanno invitato tante persone sagge che ho conosciuto, e che io a mia volta ho proposto nelle lettere alle amiche, è il desiderio leale e onesto di servire lo sposo. Un servizio che, lo dico per l’ultima volta (e se qualcuno me lo chiede ancora mi suicido ingerendo questo pacchetto di nachos direttamente con la busta) può non entrarci niente con chi carica la lavastoviglie. Può significare accogliere le inclinazioni dell’altro, per esempio non organizzare una cena che a lui non va, oppure organizzarne un’altra che lui vuole. Cercare di indovinarne i desideri, anche perché essendo tutte noidesperate fishwives, sappiamo che un uomo, muto come un pesce per quel che riguarda se stesso, difficilmente esprimerà i suoi desideri in modo aperto e lineare."
L'uomo dunque accettato come idiota e pure sordomuto incapace di comunicazione.
Signori uomini, se a voi questa è simpatica, peggio per voi.
L'elenco di citazioni sarebbe infinito.
Non sono tempi di sottomissione questi, sono tempi di unione, non tempi di dare consigli alle altre donne, ma piuttosto di dare coraggio, dignità e valore.
Vuole servire il suo uomo? Prego!
Ma non si metta a dire alle altre come gestire le loro relazioni o su cosa basarle.
Le donne per me sono quelle che a volte condividono e altre volte invece chiedono, pretendono, quelle che se vogliono essere ascoltate lo fanno sapere con tutte le tonalità che conoscono, e che devono sapere che per questo non verranno punite, per eccesso di presunzione o per volere occupare un posto che a loro non spetta.
Per carità, non sottomettiamoci!!!
Mettiamoci accanto piuttosto, mettiamoci insieme.
Al nostro compagno, compagna, alle nostre amiche e ai nostri amici, alle nostre figlie e ai nostri figli, per crescere in pari dignità, con pari diritti.
Buon 8 marzo!
Immagine cortesemente rubata ai Sentinelli di Milano

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