lunedì 27 gennaio 2014

La libertà e la fortuna

I miei tesori non hanno nemmeno 4 anni e nonostante negli USA di solito si vada alle elementari, al kinder, a 5 anni, loro hanno avuto la fortuna di entrare a soli 3 anni in una scuola Montessori, pubblica per fortuna (perché per l'appunto io non sono una expat e a me la scuola privata non me la paga nessuno)

La fortuna è soprattutto nostra, che dopo anni di asilo nido privato finalmente abbiamo potuto respirare e ridurre i costi dell'assistenza ai bambini di oltre due terzi, perché ora il personale del nido, le amatissime maestre dell'Avalon Academy, è incaricato solo di portarli a scuola e riprenderli finché o io o il papà andiamo a prenderli verso le 6. (Perché appunto non essendo expat il nido qui è privato e il cittadino se lo paga)

Da quando erano ancora grandi come due banane nel pancione della mamma, Juan e io guardavamo spesso la meravigliosa scuola del vicinato, che era proprio di passaggio nelle passeggiate verso i caffé locali il fine settimana. Ci piaceva tanto. Un bell'edificio, maestoso senza essere troppo solenne, severo quanto basta per essere credibile, con un bellissimo parco dove immaginavamo le nostre due banane che correvano felici sull'erba e si arrampicavano sugli alberi.

Il sogno Montessori.

Io del metodo Montessori avevo solo letto alcuni libri, ne sapevo dunque abbastanza poco. Mi attraeva però l'idea del bambino libero di operare scelte fin da piccolo, di manipolare la realtà e capire dalle palline e dai cubetti il vero significato dell'universo.
Era magnifico, quasi mistico.
Perché a me quelle sembravano proprio solo palline e cubetti.
Invece, erano l'UNIVERSO.
Libero.
Mi ha sempre preoccupato un po' che l'adulto nel sistema montessoriano facesse un po' la parte del Lupo cattivo di Cappuccetto Rosso, un po' la parte della Fata Turchina di Pinocchio.
Io non mi sentivo né l'uno né l'altro.
O tutti e due.
Ma soprattutto io mi sentivo il bambino.
E pure ora...

Ma non divaghiamo.

Insomma, quando è stato il momento di iscriverli, o meglio di fare la domanda di preselezione per diventare studenti Magnet, perché, chiaramente, questa scuola è la più vicina a casa nostra, ma per ironia delle cartine geografiche e delle zone del distretto noi non rientriamo nella popolazione che ci si può iscrivere di diritto.

ENTRARE A TUTTI I COSTI è stato il nostro motto.

Impavidi di fronte alla burocrazia che ci seppelliva sotto moduli incomprensibili, da consegnare non una, ma almeno tre volte, eravamo pronti a tutto.
Luca è stato il primo a essere accettato.
Nato sotto una buona stella, baciato dalla fortuna.
Per Matteo abbiamo dovuto aspettare il secondo round della lotteria.
E' un po' più come la sua mamma, il mio Matteo.
La stella lo evita, la fortuna lo sdegna.

Ma stavolta le energie congiunte di tutta la famiglia hanno cambiato il destino!
Hanno preso anche Matteo!!
Felicità, emozione, grande orgoglio di padri!!
Avevamo due studenti Magnet in casa!!

Maria Montessori dall'alto, avrebbe protetto i suoi connazionali in terra straniera e io potevo dormire sonni tranquilli, li lasciavo nelle sue mani.
E via! Una responsabilità di meno!

Prima di essere ufficialmente accettati, bisognava determinare se avrebbero fatto parte di una classe bilingue (inglese-spagnolo), ESL (dove nessuno di solito parla una lingua straniera comune) o monolingue, magari con supporto ESL.

Esame catastrofico.

Entrambi i miei adorati bambini hanno fatto sfoggio dell'italiano come unica lingua mai conosciuta, nonostante due anni di nido in inglese e il babbo che con loro ha sempre parlato in spagnolo.
Ammetto di essere una grande chiaccherona.
Ok, una radio accesa costantemente sul mondo di Luca e Matteo.
In tutti i libri di istruzioni su come crescere un figlio avevo letto che bisognava subissarli di informazioni.
E così ho fatto.
In italiano.
Ha funzionato.
Gli unici americani della famiglia hanno scelto di parlare italiano.
Grande orgoglio di mamma.

Dov'era il problema? In una classe bilingue avrebbero potuto imparare a comunicare in spagnolo, visto che come lingua passiva già ce l'avevano, grazie al papà, che però si accontentava delle loro risposte solo in italiano.
Allora ho insistito un po' e ci hanno rimandato a un paio di settimane dopo per un altro esame.
Peggio.
Non sono mai stata dotata di una gran pazienza, ma quando mi hanno proposto di metterli in una classe ESL, cioè insieme a bambini che parlavano arabo, cinese, e non una parola di una delle tre lingue a loro familiari, non mi è sembrata, diciamo, una buona idea.
Regressione comunicativa e poca socializzazione.
Dottoressa Montessori mi stupisco di Lei.

La Direttrice ci ha spiegato (o meglio, ha cambiato idea quando non mi ha visto collaborativa con le scelte della scuola) che sarebbero stati inseriti in una classe monolingue con un sostegno ESL.
Maria ci era venuta incontro.
Non avrebbero avuto un'educazione bilingue ufficiale, ma nemmeno li avrebbero ghettizzati.

Visto che c'eravamo, ho provato a chiedere se i bambini sarebbero potuti stare nella stessa classe, ho elencato i dati scientifici e le ricerche a sostegno della non divisione dei gemelli, il fortunato caso di una scuola dello stesso distretto con centinaia di meravigliosi studenti gemelli che collaboravano in armonia e ottenevano risultati strabilianti.
Nello stesso momento Luca e Matteo, come ninja impazziti, schizzavano dalla cattedra della Direttrice, alla finestra, sotto le sedie e sopra i divani.
"I don't think so" ha risposto lei.
Non ho eccepito.

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