Su cosa?
La nostra famiglia.
Lì appunto è partito il sinverguenzita - equivalente affettuoso di svergognata.
Suonano sempre strane le traduzioni degli epiteti amorosi di mio marito.
Ora loro, gli uomini di casa, i tre moschettieri, guardano Gli Incredibili alla TV.
E io bloggo.
Molto, molto liberatorio.
Dov'ero rimasta? Ah sì, immigrata non expat.
Gli amici più intimi, vicini, conoscono i miei inizi qui. I tentativi di andare a spasso (peggio, al lavoro) in bici o addirittura a piedi, in una città in cui i marciapiedi sono deserti e le autostrade urbane pullulano di automobili con solo l'autista a bordo. Una città masochista dove sembra normale sostenere le compagnie petrolifere (molte locali d'altronde) appoggiando quotidianamente un traffico folle con mezzi pubblici lenti e inefficienti, anziché chiedere più autobus. In quegli inizi, vista l'assenza di mezzi pubblici efficienti, era il mio capo che dal lavoro mi portava ai colloqui nelle scuole, dove puntualmente mi dicevano che, ah sì, bel curriculum, ma erano contrari a dare un visto lavorativo a un immigrata (ecco cosa non mi rende expat)).
Poi il lavoro l'ho trovato, alla terza scuola, non anni dopo, sono arrivati Luca e Matteo, chiaramente la macchina. Ma la bici è rimasta. Ora sono tre. E decisamente il mezzo di trasporto preferito dai miei bambini ecologici. Insieme all'autobus pubblico.
Bello, proprio bello il mio quartiere!
Un po' sinverguenzito pure lui...
Enjoy!!
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