Tutto felice Spider-Luca si avviava verso una notte di coccole e sonno.
Sonno per lui, perché io ho solo un vago ricordo di cosa sia.
Luca e Matteo hanno una deliziosa, fantasiosa, semplice cameretta da pirati, con alle pareti un vascello pirata, alcuni pappagalli pirati, dei tesori dei pirati, vari pirati
armati fino ai denti e sorridenti e anche una mamma pirata su una scialuppa. Due cullette Ikea ormai nella fase lettino senza una sponda, copripiumoni attraenti con animali della fattoria o fantasie della città, una lampada a forma di Luna e una di stella, un baule con i pupazzi, due cani, due gatti, due orsacchiotti. Uno specchio per vedere quanto sono belli.
Una stanza perfetta insomma.
Ma la notte si trasforma in un campeggio.
Futon al centro per la mamma, materassino di Luca da una parte, materassino di Matteo dall'altra.
Tutti a dormire per terra. Mamma al centro. O papà. A volte si fanno i turni per resistere.
La situazione campeggio in fondo mi si addice.
Nel mezzo della notte però, ancora addormentato, Luca controlla l'adulto di turno:
"Abbracciami."
"Perché non mi guardi?"
"Stringimi"
"Un bacio"
Matteo è di poche parole. Grugnisce. Ti prende la faccia e te la gira dalla sua parte. Afferra il tuo braccio e se lo stringe al corpo tipo orsacchiotto.
A volte queste richieste di extra coccole ci fanno sciogliere in un brodo di giuggiole.
Altre volte vorremmo aggiungerci ai pirati, sfoderare una sciabola e lottare per la nostra libertà.
Insomma, sonno addio.
Alle sei suona la sveglia.
Nello specchio il riflesso di me, occhiaie, capelli arruffati tipo Mocio, espressione da condannata ai lavori forzati; sullo sfondo loro, due esseri zen, superiori, intoccati dalla notte, insonne solo per me.
Cosleeping/co-sleeping/dormire insieme
Chiamatelo come vi pare.
Le opinioni sono diverse.
E noi chiaramente, da umili genitori alle prime armi, anzi, alquanto disarmati, abbiamo dato retta a tutti.
Io ho comprato libri americani, francesi, italiani, spagnoli, ho consultato siti web di ogni emisfero e orientamento.
Diciamolo, non abbiamo mai avuto le idee chiare.
Prima che nascessero ci hanno regalato un
co-sleeper, che io avevo messo sulla lista dei desideri di Amazon per il
baby shower (meravigliosa abitudine americana, che Dio li benedica!!).
Eccolo qua:
Il nostro è celeste. Dall'immagine non si vede bene, ma uno dei lati si abbassa e arriva all'altezza del letto, così il bebè, o
i bebè nel nostro caso, li tieni vicini vicini, ma puoi assopirti, senza paura di girarti e soffocarli sotto-di-te-contro-il-muro-con-il-piumone-con-il-cuscino-uno-contro-l-altro-sotto-la-pancia. Insomma, è una culletta anti incubi e pro
attachment parenting, ovvero genitorialità dell'attaccamento. Nel senso che c'è una teoria che sostiene che i figli, per crescerli bene devi incollarteli addosso fino a che non si stacca l'Attac, verso i 13 anni, quando insomma sarebbe un po' equivoco metterteli ancora nel letto e sotto la camicetta a contatto con la pelle.
Dalla co-culletta è quindi iniziato il dubbio: sempre con noi dall'inizio o neonati responsabili con una loro indipendenza?
Prima di tutto ho pensato bene di dare retta a tutti quelli che dicevano che nel lettone dovevo starci solo io con il marito (mio, tranquilli, mio), che prima li portavo nella loro cameretta meglio era...
Quindi per i primi quattro mesi sono stati nella co-culla, prima in parallelo in larghezza e poi in lunghezza, dato che i miei neonati prematuri avevano deciso di battere tutti i record di crescita mondiale.
Poi sono stati con noi in due culle separate ma nella nostra stanza.
Ai nove mesi ho pensato fosse ora che migrassero verso la loro stanzetta, cullette e tutto.
Niente lamentele né proteste né dissidi sindacali.
Il popolo accettava la volontà della sovrana.
Poi, è arrivata la tata diurna che li metteva a fare la nanna un po' dove capitava, sul divano, sul tappetino attivo, sotto una marea di peluche, a pancia in su a pancia in giù.
Insomma, l'importante è che noi le avessimo detto di non farlo e lei lo faceva, diligente come una scolaretta con un suo piano diabolico.
Il popolo ha cominciato a ribellarsi.
Nel cuore della notte veniva richiesta a gran voce l'unità familiare.
Ma noi non cedevamo.
"Meglio voi in camera loro che loro nel lettone". Ci veniva consigliato.
Uno dei due finiva quindi a consolare il piccino di turno e passava la notte in bianco, alzandosi per raggiungerli ogni volta che i diritti sindacali dei nuovi nati lo imponevano.
Un anno così.
Il secondo anno la stanchezza si è fatta più pesante e com'è come non è abbiamo deciso che era meglio nel lettone che a fare la spola con la loro camera.
E intanto io leggevo, mi informavo, chiedevo.
La pediatra sconsigliava assolutamente di portarli nel lettone, a meno che, diceva, non vada bene per tutta la famiglia.
A questo proposito invito alla visione di almeno alcune pagine (no, anzi, compratelo proprio) di un libro assai saggio di auto-aiuto per genitori, di cui vi mostro un'immagine: The Guide to Baby Sleep Positions: Survival Tips for Co-Sleeping Parents.
Non so, noi di bambini ne avevamo due. Queste immagini ci sembravano opera di un dilettante.
Grande rispetto agli autori del libro, nonché del blog www.howtobeadad.com, nonché dell'altrettanto utile pagina Facebook.
Alcuni uomini meriterebbero un monumento.
La pediatra, dicevo, non era molto a favore del co-sleeping.
Noi, da genitori obbedienti e insonni, abbiamo dato retta.
Finché un giorno ho buttato il futon a terra e mi sono arresa.
Ma esattamente, com'è che dormire insieme ai miei pargoletti, cosa che tra l'altro avevo desiderato fin dal primo giorno, per potermi godere ogni attimo e ogni respiro di quei due esserini, dicevo com'è che dormire con loro può essere negativo?
Perché con loro non dormo, forse?
Ma tanto chi dorme, comunque? Basta un loro respiro più profondo, un colpo di tosse, e mi sveglio di soprassalto. E se invece mi sveglio che piangono disperati perché non sono con loro mi viene pure l'ansia. Fare la spola non potrebbe essere più spossante. Il metodo del pianto controllato la ricerca dice sia solo un modo per far venir su adulti insicuri e depressi.
Insomma, il futon per terra a me va benissimo, i loro materassini ai due lati mi consentono pure una certa libertà di movimento.
E quando invece sono paralizzata, fra molteplici tentacoli che mi stringono come un'anaconda prima di cenare con la sua vittima, che volete che vi dica?
Io ho sempre sognato di andare in Amazzonia.